Intimate portrait photography

Probabilmente hai già sentito parlare di questo “genere” fotografico: “Intimate Portrait Photography”.

Facendo una veloce ricerca in proposito su Google, quello che ho notato è che la maggior parte dei risultati che vengono proposti, mostrano siti che presentano contenuti di fotografia Boudoir.

Per coloro che non ne fossero a conoscenza, senza entrare troppo in dettagli, si tratta di un “genere” fotografico che ha le sue origini in Francia alla fine dell’800 nel quale viene mostrato in modo più o meno esplicito, il corpo della donna (anche se sempre più frequentemente si possono vedere immagini di coppia) in fotografie ambientate principalmente in camera da letto. Boudoir significa infatti stanza privata, uno spogliatoio adiacente alla camera da letto.

Intimo, ovvero ciò che non si vede

Semplificando molto, nel genere Boudoir l’aggettivo “intimo” viene declinato fotograficamente in modo da mostrare caratteristiche esteriori e peculiarità del corpo della persona ritratta.

Il modo in cui intendo e interpreto la fotografia di ritratto invece, ha a che fare con l’aggettivo “interiore”, con ciò che non si vede dall’esterno. Pur senza alcuna pretesa di indagine psicologica del soggetto o di un uso terapeutico della fotografia utilizzata in contesti di ricerca medica, il mio intento, più semplicemente, è quello di offrire alla persona che sceglie di partecipare ad una sessione di questo tipo, la possibilità di vivere un’esperienza interamente dedicata a lei. Per dirla in modo grossolano, proporre un modo alternativo per “staccare” dalla routine e ritagliare un po’ di tempo per sé stessi.

Che si tratti di sessioni individuali, di coppia o di famiglia, parlo di fotografia “intima” in quanto l’obiettivo è quello di creare un’atmosfera che possa favorire, se non un disvelamento, l’emersione di alcuni tratti non immediatamente evidenti della persona fotografata. E magari rendere l’esperienza utile a generare immagini il più possibile autentiche nelle quali possa riconoscersi o scoprire aspetti di sé fino a quel momento non emersi.

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Il tempo è al centro

La fotografia è ormai entrata da tempo nella nostra quotidianità. Chi di noi sta una giornata intera senza scattare una foto con il suo cellulare?

Senza pensarci troppo oggi scattiamo un grande numero di foto. I ritratti sono diventati principalmente selfie e ciascuno di noi è diventato artefice dell’immagine di se stesso che produce e diffonde online. In questa logica, parlando di fotografia di ritratto, la tecnologia ha trasformato un’attività che richiede tempo per portare alla luce l’individualità, le emozioni e le relazioni tra le persone, in un passatempo occasionale e spesso distratto. Nulla di male in questo, anzi…, se è un’attività che genera divertimento e piacevolezza è assolutamente positiva e da svolgere tutte le volte che si ha voglia di farlo. Anche perché non tutti sentiamo la necessità di approfondire e indagare aspetti personali attraverso la fotografia e la pratica del ritratto. 

Per chi desidera invece sperimentare un percorso di indagine dell’immagine di sé, mediata e rappresentata dal punto di vista di un fotografo, penso che dedicare tempo sia assolutamente necessario se non indispensabile. Per generare i propri ricordi in modo consapevole e custodire al meglio la memoria visiva di un periodo della propria vita, occorre infatti intraprendere un percorso. Chi segue questo blog e le mie pagine Facebook e Instagram, sa che sono un sostenitore della lentezza intesa come opportunità per prendersi cura di sé, delle persone e delle attività che si amano.

In ambito di Fotografia di Matrimonio ho creato un metodo che ho chiamato “Slow Wedding Photography”, per aiutare le coppie che desiderano dedicare tempo e cura al racconto fotografico del loro matrimonio ad ottenere fotografie spontanee in cui riconoscersi e rivivere le emozioni di uno dei periodi più importanti della loro vita insieme.

Come un naturale sviluppo di questo tipo di ricerca fotografica, progressivamente sto estendendo questo linguaggio anche alla Fotografia di Famiglia e di ritratto

Come dico spesso, in fondo non si tratta “solo” di scattare delle fotografie ma di affinità umane.

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Se invece preferisci contattarmi e parlarne insieme, scrivimi un messaggio Whatsapp (o chiamami) quando vuoi al 338.7432119.

A presto.