Matrimonio in Italia: cosa dicono le statistiche 2018

In questi giorni sono stati resi noti i dati Istat relativi ai matrimoni celebrati nel 2018. Dopo anni caratterizzati da un trend in costante discesa, il primo dato significativo che salta all’occhio è la ripresa del numero totale. Ben lontani dalle circa 400 mila celebrazioni annuali del 2014, il numero dei matrimoni negli ultimi anni, a fasi alterne, si era assestato intorno ai 190/200 mila. Ora l’Istat ci dice che nel 2018 c’è stato un significativo incremento in contro tendenza pari al +2,3% per un totale di 4500 celebrazioni in più rispetto al 2017.

In sostanza ci si sposa sempre più tardi, aumentano le unioni civili e le prime nozze.

La realizzazione di studi sui fenomeni sociali e la diffusione dei dati statistici ad essi connessi possono aiutare ad interpretare il mondo in cui viviamo. In questo caso particolare relativo al tema matrimonio, dal mio punto di vista, la cosa più interessante da indagare non è tanto la possibilità di approfondire, per quanto significativa, la dimensione statistica in sè e tutte le implicazioni socio-economiche correlate, quanto l’occasione a disposizione delle coppie di futuri sposi per riflettere sul significato personale di una scelta come il matrimonio e la creazione di una nuova famiglia.

Andare oltre al dato statistico

La prima veloce considerazione che mi viene da fare è che la “sola” indicazione statistica fornisce informazioni preziose ma non è sufficiente a comprendere il fenomeno oggetto dello studio, qualsiasi esso sia. I dati nella loro freddezza ci forniscono un punto fermo, lo stato delle cose, la misura numerica e quantitativa del un contesto si sta osservando mettendo a disposizione indicazioni sufficientemente oggettive ed una base da cui partire per una riflessione più approfondita. Rispetto al matrimonio diciamo che qualcosa si sta muovendo. Dopo anni che hanno visto un tendenziale calo delle celebrazioni, sembra sia in atto un cambiamento di rotta. Si tratta senza dubbio di un segnale di cui tenere conto. Staremo a vedere se negli anni a venire condurrà o meno ad un cambiamento del trend a cui abbiamo assistito finora.

Per entrare un pò di più nel dettaglio, i dati ci dicono che il calo dei matrimoni a cui abbiamo assistito fino al 2018, potrebbe essere stato diretta conseguenza del calo delle nascite degli ultimi decenni che ha determinato una netta riduzione della popolazione tra 16 e 34 anni. Nel 2008 circa 13,2 milioni, a gennaio 2018 quasi 12 milioni, ovvero un milione e 200 mila in meno. In parole povere, almeno fino ad oggi, meno giovani in età da matrimonio hanno significato meno matrimoni.

Oltre alla ripresa del numero dei matrimoni che riporta l’Istat, l’altro dato significativo è rappresentato dall’aumento dell’età media degli sposi. Per gli uomini 33,7 anni, 31,5 le donne, rispettivamente 1,6 e 2,1 anni in più rispetto al 2008. Questo significa un ritardo dei giovani nell’uscita di casa, spesso diretta conseguenza di un ritardo dell’entrata nel mondo del lavoro e della piena autonomia.

Questi ritardi inevitabilmente si riflettono oltre che sulla sfera privata, anche sulla dinamicità complessiva della società. I giovani infatti entrano sempre più tardi nella vita economica, con situazioni lavorative sempre meno stabili e di conseguenza posticipano progressivamente il momento delle nozze o addirittura non si sposano. Non a caso le statistiche economiche ci raccontano che da alcuni anni il nostro Paese è in fase di stagnazione.

Per chiudere la breve rassegna dei dati, segnalo che si è registrato un “sorpasso” dei matrimoni con rito civile arrivati al 50,1% rispetto a quelli con rito religioso. Al Nord raggiungono il 63,9%, al Sud il 30,4%. Infine occorre precisare che il dato sul matrimonio con rito civile comprende i matrimoni in seconde nozze (19,9%) e le celebrazioni in cui almeno uno sposo è straniero (19,9%), questo fa si che, in prime nozze, la percentuale di matrimoni religiosi sia ancora superiore a quelli civili e pari al 68,7%.

Come vuoi ricordare il giorno del tuo matrimonio?

In virtù di fotografo di matrimoni sono interessato all’argomento, così mi sono chiesto se ed in che modo i dati statistici disponibili sul tema possono rappresentare un’opportunità di riflessione “fotografica” da porre all’attenzione dei futuri sposi.

Una statistica “fotografa” (permettimi il gioco di parole) un momento storico, le fotografie che raccontano le vicende del momento storico preso in esame sono diretta espressione degli usi, dei costumi e del gusto, ovvero dell’atmosfera culturale di quello stesso periodo e forniranno anch’esse dati molto utili ad interpretarlo. Questo aspetto mi interessa molto.

Quando si parla di matrimonio, senza alcun dubbio, non si può non riconoscere che, nel bene e nel male, la Fotografia ha assunto un ruolo centrale. Dopo la seconda Guerra Mondiale e la progressiva rinascita sociale culminata nel boom economico che seguì negli anni successivi, vi fu una crescente richiesta di fotografi chiamati a documentare gli eventi familiari che condusse ad un’istituzionalizzazione della figura del fotografo di cerimonia ed in particolare di matrimonio (se desideri approfondire il rapporto tra fotografia e matrimonio, visita questa pagina). La Fotografia è così progressivamente diventata lo strumento principe per raccontare le vicende della giornata delle nozze.

In particolare, in questa sede, mi interessa sfiorare brevemente due aspetti: il primo connesso al linguaggio, il secondo relativo alla memoria. Nel corso del tempo l’estetica ed il modo di rappresentare fotograficamente la coppia sono radicalmente cambiati. Ricordo una ventina di anni fa, quando ho iniziato a fare questo mestiere, che l’iconografia dominante in questo settore era ben diversa da oggi. Dovessi descrivere una fotografia tipo degli anni ’90 del secolo scorso, potrei dire qualcosa tipo: “Nella foto vedo una giovane ragazza in primo piano con sguardo sognante che brandisce una rosa e scruta l’orizzonte come metafora di un possibile futuro”…, non vado oltre… :). Immagino abbiate compreso il contesto. Oggi è molto difficile imbattersi in fotografie del genere, questo perchè le immagini si trasformano di pari passo con i costumi e sono espressione della società che le produce.

Aggiungo un altro elemento a mio avviso significativo: il ricordo di un evento muta in relazione a come il documento visivo è stato prodotto ed a come viene fruito a distanza di anni.

Ciò che mi preme mettere ora in evidenza è il fatto che la rappresentazione di un fatto avvenuto nel passato mediato da una dimensione estetica di un certo tipo, genera un ricordo diverso da una rappresentazione che utilizza un registro espressivo di altro genere. Non so se sono stato sufficientemente chiaro. Tornando all’esempio della “ragazza sognante” che ho fatto poco fa, è evidente che il messaggio sottostante ad un’immagine fotografica come quella che ho descritto, era strettamente legato al clima culturale e sociale che caratterizzava quel periodo storico. Ovvero una visione certamente più “romantica” della realtà (forse sarebbe meglio dire, una messa in scena romantica) di quanto hanno oggi le coppie di futuri sposi alle prese con un diverso scenario presente e futuro ben descritto dalle statistiche che ho appena condiviso.

Quando riguardiamo una fotografia a distanza di anni, quando il ricordo legato alla memoria a breve termine è quasi del tutto svanito, l’unico elemento di realtà ci viene fornito dalla testimonianza fotografica e l’atmosfera che essa suscita diventa un fattore fondamentale per riscostruire il ricordo emotivo.

La diffusione di internet e la possibilità di accedere ad una grande massa di contenuti visivi di ogni tipo, fa si che le coppie più giovani abbiano la possibilità di passare in rassegna un numero elevatissimo di immagini di matrimonio al di fuori della tradizione culturale visiva nostrana e di sviluppare un gusto più “contemporaneo”. Rispetto a qualche anno fa, oggi nel racconto di matrimonio, grazie anche al progresso tecnologico che ha permesso a noi fotografi di scattare foto in condizioni fino a poco tempo fa quasi impossibili, ha molto più spazio una dimensione meno posata dei soggetti che lascia spazio ad una maggiore spontaneità che si concretizza in fotografie più personali ed intime nelle quali gli sposi hanno maggiore possibilità di riconoscersi.

Io prediligo senz’altro questo approccio sul quale ho fondato il mio “stile” fotografico, in quanto credo possa essere in grado di offire una rappresentazione ed una testimonianza più vicina al vissuto emotivo degli sposi e quindi maggiormente in grado di fissare il ricordo.

Anche se sommariamente, in questo post ho provato a riflettere su alcuni degli aspetti per approfondire il tema, quelli che mi stanno più a cuore. Se le argomentazioni hanno suscitato il tuo interesse e pensi possano essere spunto di riflessione anche per altre coppie di futuri sposi, condividi il post utilizzando i pulsanti che trovi qui sotto.

Bene.., per oggi è tutto!