C’era una volta il fotografo di matrimonio

Il mondo è cambiato e cambia in modo continuo e costante, da sempre. Il fatto spiazzante è che negli ultimi decenni questo cambiamento è diventato progressivamente sempre più rapido. Se pensiamo alla tecnologia negli ultimi cinquant’anni abbiamo visto susseguirsi più innovazioni che in tutta la storia dell’umanità.

Ci si potrebbe azzardare a sostenere che, più di naturali e “semplici” cambiamenti evolutivi, stiamo assistendo ad un cambio di paradigma di sviluppo della nostra specie. Forse l’ho presa troppo alta!… ma credo di aver reso l’idea. In ogni caso non voglio andare fuori tema ma parlare di ciò che conosco. Oggi desidero fare alcune considerazioni sulla figura del fotografo di matrimonio.

Una crisi d’identità

Ho pensato di scrivere questo post perché voglio condividere una riflessione rispetto al fatto che i mutamenti a cui ho fatto cenno poco fa, che riguardano l’epoca che stiamo vivendo, interessano tutti gli ambiti della nostra vita ed inevitabilmente riguardano anche l’universo della fotografia ed in particolare il microcosmo della fotografia di matrimonio che è l’ambito in cui vivo quotidianamente. Soprattutto volevo soffermarmi sul fatto che coloro che vivono in maniera più contraddittoria e spesso con una predisposizione negativa questo fenomenno, sono proprio i fotografi professionisti. Ho occasione di confrontarmi con colleghi a proposito di questi temi ed ho notato che la maggior parte di loro non vedono di buon occhio questa ondata di cambiamento che ha cambiato le carte in tavola, il mercato ed il modo di svolgerere la professione.

Le persone si sposano come hanno sempre fatto, oggi come ieri. Certamente in questo periodo storico in misura minore di altri. Le statistiche lo confermano evidenziando che il trend di diminuzione del numero dei matrimoni è in atto ormai da molti anni. Il fatto statistico, la tendenza macro è fondamentale, un elemento con cui (nel bene o nel male) occorre fare i conti, ma nell’analisi che sto cercando di fare, a mio avviso, è un fattore secondario.

Il punto sul quale volevo soffermarmi in questa sede è un altro e suona più o meno come segue. Anche se con una parabola discendente, come dicevo poco fa, le persone continuano a sposarsi, i matrimoni si continuano a celebrare e soprattutto a raccontare con la fotografia. Forse anche più di prima. Sempre più operatori (professionali e non…, ma non mi importa aprire la discussione sull’abusivismo che porterebbe fuori strada) fanno foto ai matrimoni.

Non si può fermare il vento con le mani

Mmmm…, allora vediamo…, fotografo professionista, appassionato della domenica, cugino con la reflex, amico… Potrei andare avanti per un bel po’ ma ve lo risparmio. Secondo me occorre un cambiamento di prospettiva che vada oltre logiche oppositive, bianco/nero, giusto/sbagliato e prendere atto del cambiamento per cercare di portare il massimo beneficio a coloro che sono i destinatari del nostro lavoro: i futuri sposi in una prospettiva di crescita umana e professionale. Non credo sia possibile lottare contro i mulini a vento nel tentativo di mantenere uno status quo che è non è più sostenibile ed antistorico.

Seguendo questo ragionamento, l’aspetto che più mi appassiona e sul quale mi interessa soffermarmi è il fatto che la figura del fotografo di matrimonio così come l’abbiamo sempre inteso non esiste più. Il fotografo di “bottega” al quale ci si rivolgeva per avere genericamente delle fotografie per il matrimonio, per i documenti, per illustrare una brochure pubblicitaria della propria attività commerciale o azienda, è ormai scomparso (o quasi). Questo è doloroso soprattutto per chi come me ha mosso i primi passi in questo settore propio in una bottega dove, grazie all’amore che aveva per il suo mestiere il fotografo che gestiva il negozio, ho potuto avere i primi consigli fotografici e fare i primi esperimenti in camera oscura. “Solo” per questo i fotografi di questa generazione meritano tutto il rispetto. Il mio senz’altro.

Una figura di fiducia molto importante, custode della memoria collettiva della comunità in cui svolgeva il suo lavoro ed al quale veniva chiesto di fare un pò di tutto che purtroppo nel contesto attuale iper frammentato, tendente alla super specializzazione che richiede competenze sempre più specifiche ed approfondite, non è più possibile replicare. Quando mi trovo a parlare di questo argomento spesso faccio questo esempio: fotografare un matrimonio piuttosto che realizzare fotografie di still life, ha la stessa attinenza professionale che ha un panettiere con un calzolaio. Intendo dire che anche se accomunati dal grande cappello della Fotografia, le varie specializzazioni, per essere svolte a regola d’arte, richiedono una preparazione professionale, costante aggiornamento, attrezzatura, linguaggio e modalità espressive completamente diverse al punto che chiedere ad un fotografo che realizza ritratti di fotografare un oggetto è come chiedere ad un ciabattino di fare il pane. Non so se ho reso l’idea.

Per contro a mio avviso, a fronte di un così grande cambiamento si aprono grandi prospettive sia per coloro che rappresentano la domanda di Fotografia (nel caso specifico penso principalmente agli sposi che sono i miei referenti per eccellenza) che per i fotografi. Avendo bene presente che i fotografi non sono tutti uguali. Il compito più arduo per le coppie è quello di individuare la persona ed il professionista “giusto”, vicino alla loro sensibilità ed in grado meglio di chiunque altro di soddisfare il loro desideri e aspettative. Naturalmente occorre interpretare e comprendere gli sviluppi di una situazione come quella attuale, una discreta capacità di adattamento e soprattutto, molto concretamente, capire se e come tutto questo si possa tradurre in benefici o rischi per gli sposi.

Lo scenario è senza dubbio molto più complesso rispetto anche solo a pochi anni fa. Come tutte le situazioni complesse presenta lati positivi e lati negativi. Gli sposi hanno a disposizione molte più informazioni e possibilità ma il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che per non fare errori o scelte inconsapevoli, occorre un gran lavoro di ricerca e selezione che richiede tempo e discernimento. Parallelamente noi fotografi abbiamo una grande opportunità per riflettere, provare a rinnovarci e stimoli per migliorare il nostro lavoro con la convinzione che mai come ora ciò che conta (e fa la differenza), in primis nell’interesse dei futuri sposi, è prendere consapevolezza e la responsabilità del fatto che il nostro compito non è (solo) fare “belle” foto ma raccontare in modo originale ed autentico la storia delle persone.

La domanda che mi pongo ogni mattina come fotografo di matrimonio è la seguente: come posso, con il mio piccolo contributo, aiutare gli sposi a raccontare uno dei momenti più significativi della loro vita?

Se desideri conoscere le domande più efficaci da porre al fotografo di matrimonio per ottenere le informazioni più utili per organizzare al meglio il servizio fotografico che hai sempre desiderato, ho preparato la guida gratuita “Cosa chiedere al fotografo di matrimonio”. Puoi ottenerla visitando questa pagina.

Buona lettura e buoni preparativi. Per ora è tutto!

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