Come ho già avuto occasione di ragionare in un articolo precedente, l’epidemia di Coronavirus ha comportato uno stop totale della quasi totalità delle attività produttive. Naturalmente è stato così anche nel settore degli eventi. I matrimoni in particolare infatti, sono tra gli avvenimenti nei quali il distanziamento sociale è, nella maggior parte delle circostanze, praticamente inattuabile. Torno oggi sul tema, a distanza di qualche mese dal termine del lockdown, perché credo valga la pena aggiungere elementi alla riflessione che rigurda il settore della fotografia di matrimonio.
Come tutte le crisi che l’uomo ha affrontato fino ad ora nel corso della sua storia millenaria, anche quella che stiamo vivendo, nel bene e nel male, porterà con sé invitabilmente un grande potenziale di trasformazione. Tra tutti quelli possibili è su questo aspetto che credo occorra concentrarsi e sul quale mi preme riflettere, per ipotizzare cosa potrebbe riservarci il futuro.
Nel mio settore sono molti i quesiti a cui occorrerà rispondere. Cambierà la relazione fotografo/soggetto fotografato? In che modo? Con quali conseguenze? Da un punto di vista fotografico, il risultato espressivo muterà? Questi sono solo alcuni di una possibile lunga serie.
Ripartenza si,… ma cosa significa?
Uno dei termini che più spesso si sentono pronunciare nei notiziari in questo periodo è: ripartenza. In effetti da qualche settimana si sta assistendo progressivamente ad una timida ripresa delle attività in quasi tutti settori. Un’altra affermazione ricorrente è che il mondo è cambiato e che non sarà più come prima.
Come questo periodo si ripercuoterà, soprattutto da un punto di vista economico, sul comparto del matrimonio, al momento non lo possiamo sapere. Benchè comprenderlo sia di fondamentale importanza, per evitare di azzardare ipotesi che non mi competono, proverò a concentrarmi su aspetti più vicini allo specifico fotografico.
Ciò che più mi interessa infatti è provare a comprendere se, e come, questo nuovo contesto contribuirà a mutare, da ora in avanti, il senso ed il risultato dell’attività svolta da noi fotografi nella funzione di narratori e per le persone che ci chiedono di essere testimoni e di raccontare alcuni dei momenti più significativi della loro vita.
In effetti anch’io da qualche settimana ho ripreso in mano la fotocamera per realizzare nuovi servizi fotografici per conto di una committenza diretta. Ciò di cui ho potuto rendermi conto è che anche se lo stato d’animo dei futuri sposi è generalmente positivo e fiducioso, durante le sessioni di ripresa si respira spesso un’atmosfera “diversa”, in essa è palpabile una sensazione che definirei di straniamento.
Questo stato emotivo, impatta più di quanto si possa immaginare su due fattori a mio avviso di fondamentale importanza. Due elementi sui quali la trasformazione a cui facevo riferimento all’inizio potrebbe esercitare il suo influsso in modo evidente:
- la fase di ripresa da parte del fotografo;
- il processo di formazione del ricordo da parte delle persone ritratte.
La trasformazione: come potrebbe manifestarsi?
Premetto che non desidero essere troppo riduttivo ma neanche troppo pesante per cui mi limito qui a porre l’attenzione sui due aspetti a cui ho appena fatto cenno in chiusura del paragrafo precedente.
Dal punto di vista del fotografo, credo che noi che generiamo contenuti visivi non potremo non tenere conto di questo cambio di contesto, di atmosfera, di “umore” a cui facevo riferimento prima definendolo di straniamento. Lo stato d’animo si rispecchia nelle espressioni del volto e, anche se questo aspetto potrebbe sembrare banale o secondario, incide in modo cruciale sul risultato fotografico. Semplificando, se l’atmosfera durante la sessione di ripresa non è rilassata, se la coppia che ci si accinge a ritrarre ha pensieri disturbanti e vive preoccupazioni, queste inevitabilmente si riverebereranno sui loro visi e nelle fotografie.
In ogni caso, volendo mettere in evidenza gli aspetti potenzialmente positivi penso si apra un periodo di sperimentazione durante il quale confrontarci in primis con noi stessi, con le situazioni che andremo a raccontare e con le persone che troverermo davanti alle nostre fotocamere. Istintivamente tutto questo non mi dispiace…, mi sembra una cosa bella, un movimento vitale, una possibilità di risveglio dal rischio costante ed incombente di cadere in un torpore “creativo” (ed aggiungo di contenuto) in cui spesso noi autori, rischiamo di cadere, anche in tempi non di emergenza.
Rispetto invece ai destinatari di questi contenuti (gli sposi), credo che la situazione contingente porterà, almeno nei più consapevoli, verso una tendenza ad un crescente desiderio di creare ricordi fotografici siano essi autoprodotti o richiesti ad un professionista.
I recenti eventi ci hanno ricordato, qualora ce ne fosse stato bisogno, dello scorrere inesorabile del tempo e dell’importanza delle relazioni con le persone che abbiamo care. Forse mai come in questo periodo ci si sta rendendo conto di quanto sia importante vivere il presente nel modo più pieno possibile ed al contempo custodirne la memoria individuale e collettiva ed il patrimonio umano che rappresenta.
In particolare credo che la pandemia, tra tutte le conseguenze che ha portato con sè, ci ha offerto l’opportunità di riflettere sul nostro stile di vita e di valutare se è coerente con il proprio modo di essere ed il proprio benessere. Per quel che mi riguarda credo occorra rallentare e prendersi il tempo per le cose importanti per viverle in modo pieno e consapevole.
Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, nella mia vita professionale ho “tradotto” questo “sentire” in quella che ho chiamato “Slow Wedding Photography” un approccio alla fotografia di matrimonio più lento rispetto alla velocità che caratterizza la nostra società in questo periodo storico, pensato per le coppie che desiderano dedicare tempo e cura ad un momento così importante della loro vita insieme.
Se possibile, in questo nuovo scenario, il ricordo assume una valenza ancora maggiore di quanto abbia mai avuto fino ad ora. Le fotografie, in particolare quelle di famiglia, raccontano e rappresentano visivamente la storia delle nostre radici e ci aiutano a tenere traccia delle vicende vissute e della nostra storia emotiva.
In questo processo le fotografie rappresentano testimonianze inestimabili, in una realtà in divenire. Ancora di più in un’epoca in cui la Fotografia è diventata effimera e paradossalmente più alto il rischio di perdere irrimediabilmente le nostre immagini digitali e con esse la nostra memoria.
A questo punto mi sorge una domanda: come sarebbe la nostra vita senza la possibilità di avere memoria del passato ed accesso ai tesori in esso contenuti?
…ma qui si aprirebbe un altro capitolo.
Sono felice che tu abbia seguito fin qui questo post e spero che ti sia stato in qualche modo utile. Se pensi che altre persone possano essere
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Infine, se stai pensando di sposarti e, anche a causa delle restrizioni connesse al COVID-19, non sei a conoscenza delle opportunità a disposizione per organizzare al meglio il servizio fotografico che hai sempre desiderato, rispettando le norme sul distanziamento sociale e più in generale quali domande porre al fotografo per ottenere le informazioni di cui hai bisogno, per aiutarti ho preparato la guida gratuita “Cosa chiedere al fotografo di matrimonio”, nella quale potrai conoscere le domande più efficaci da porre al fotografo di matrimonio per ottenere le informazioni più utili per organizzare al meglio il servizio fotografico che hai sempre desiderato. Puoi ottenerla visitando questa pagina.
Buona lettura e buoni preparativi.