Volti di comunità – Il ritratto come incontro con l’Altro

Da quando mi occupo di fotografia mi ha sempre appassionato il rapporto che intercorre, in modo pressoché indissolubile, tra fotografia e memoria.

Negli ultimi anni, ascoltando le persone ho maturato la convinzione che il periodo complicato che abbiamo vissuto abbia fatto emergere un rinnovato desiderio di incontro, di riavvicinamento umano e un rinnovato senso di comunità. Il Covid-19 infatti ha influito negativamente sulla quantità e sulla qualità delle relazioni interpersonali, valore centrale e misura dell’”essere umani”.

In un contesto di questo tipo, mi sono reso conto che mantenere memoria e generare ricordi tangibili del nostro passaggio, delle nostre relazioni e dei nostri legami affettivi, assume un valore ancora più significativo. Una possibilità in questo senso è offerta dalla pratica del ritratto fotografico, in particolare attraverso un percorso di conoscenza di sé e al contempo di incontro con l’Altro, mediata dal punto di vista di una terza persona: un fotografo. 

La fotografia è una grandissima mediatrice culturale e uno degli aspetti più stimolanti di questo processo è rappresentata dal fatto che ogni volta le persone (persona fotografata e fotografo) che partecipano a questo incontro ed esperienza, ne “escono” diverse e trasformate. 

Ormai da anni le fotografie nella maggioranza dei casi vengono catturate dai “fotofonini” e nella loro forma digitale non hanno più una fisicità tangibile. Esse sono diventate leggere ed effimere come piume, volano nelle nuvole della Rete correndo il rischio di evaporare nell’etere, e con esse anche i ricordi e le emozioni che custodiscono. Un rischio spesso non sufficientemente percepito ma molto alto.

In questa prospettiva trovo sia diventato centrale il recupero di una prassi fino a pochi decenni fa considerata “normale” dopo aver scattato una fotografia: stamparla su carta. Stampare i ricordi per creare un oggetto fisico e salvarli così da un potenziale oblio digitale tipico della nostra epoca. Oltre che un piacere, un gesto di generosità verso sé stessi, i propri cari e la comunità di appartenenza.

Le immagini presenti in questa pagina sono frutto dell’incontro con il progetto “Metamorfosi” nato da un’idea di Alessandra Munerol che ha riunito una comunità composta da persone accomunate dall’aver vissuto, a un certo punto della loro vita, una trasformazione molto importante. Tutte loro hanno sentito la necessità di raccontare la loro storia prima attraverso un laboratorio teatrale che ha dato vita a uno spettacolo, successivamente tramite la fotografia.

Un sentito e sincero ringraziamento a tutte le persone che direttamente e indirettamente hanno contribuito alla concretizzazione di questo progetto comune e in particolare a Monica, Alessandra, Debora, Fernanda, Ibrahim, Lucio, Marina, Nella e Samuela, Salvo, Sara, Shadia e Sebastiano, Titti e Binello e Valeria.