Cercando di non dilungarmi e perdermi nei meandri delle definizioni, proverò a fornire qualche breve notizia, in modo molto veloce e assolutamente approssimativo, a proposito di fotografia documentaria.
Questo “genere” fotografico fin dalla sua origine, risalente agli ultimi decenni dell’800, trova nel racconto di avvenimenti e temi spesso a carattere sociale, il suo ambito di elezione, attraverso una narrazione visiva il più possibile oggettiva e aderente alla realtà. Nel corso del tempo questo approccio acquisterà sempre maggiore rilevanza in tutto il mondo e contribuirà allo sviluppo di quello che oggi conosciamo come fotogiornalismo.
Prendendo “a prestito” questo modus operandi e calandolo nel contesto di una famiglia, il fotografo entra in contatto e in relazione con i suoi componenti nei loro abituali spazi di vita. Ascolta, osserva, cerca di conoscere le persone e di farsi conoscere da loro e raccontare ciò che accade senza interferire nelle attività che si svolgono per ottenere un risultato il più aderente possibile alla realtà e immagini spontanee.
Non solo i momenti “speciali” al centro della propria storia famigliare
Credo sia molto importante creare ricordi non solo delle occasioni speciali, come il matrimonio o la gravidanza, ma anche e soprattutto della quotidianità che è molto ricca di occasioni da raccontare. Le “normali” giornate in famiglia infatti, offrono spesso situazioni di grande valore emotivo che a volte, complice la frenesia, diamo per scontate ma che sono invece molto rilevanti per la costruzione dei nostri ricordi.
Mano a mano che il tempo trascorre infatti, la memoria può offuscarsi, perdere di chiarezza o addirittura svanire, e con essa anche i ricordi e le emozioni che porta con sé. Nel tentativo di evitare questo, la fotografia è di grande aiuto nella creazione di un racconto visivo che si sviluppi nel corso degli anni. Anche se le immagini da sole non bastano, in quanto “soltanto” una traccia visuale di un lontano momento di vita, in qualche modo la loro presenza fisica aiuta a riscostruire la memoria.
In particolare grazie al recupero di un’abitudine che fino a pochi decenni fa era considerata normale dopo aver scattato una fotografia: stamparla su carta e generare così un oggetto tangibile. Stampare i ricordi per salvarli da un potenziale oblio tipico della nostra epoca digitale, oltre che un piacere, credo sia un gesto di generosità verso sé stessi, i propri cari e la comunità, che oggi assume un valore ancora maggiore.
Costruire il proprio racconto famigliare
Il matrimonio, l’attesa di un figlio, così come la successiva nascita o il primo compleanno del neonato rappresentano senz’altro momenti da ricordare. Che dire del primo giorno di scuola o il primo giro in bici senza rotelle? Oppure uno dei tanti pomeriggi trascorsi con i nonni al parco giochi o un “qualsiasi” fine settimana insieme o una passeggiata in riva al mare? Questi e molti altri possono essere ottime occasioni per “fermare” istanti di vita insieme. Tutti noi abbiamo vissuto esperienze di questo tipo ma spesso non ne abbiamo che un vago ricordo.
In ogni caso, che si tratti di momenti da segnare sul calendario o di istanti più o meno ordinari della quotidianità, gli avvenimenti degni di nota e di racconto visivo nell’ambito di un nucleo famigliare sono molteplici. Spesso mi chiedo come sarebbe la vita senza ricordi tangibili che ci aiutino a tenere traccia della nostra storia emotiva.
Ancor di più in periodo incerto come quello che stiamo vivendo, che ha portato tutti noi a riflettere su quali siano le cose importanti e a riscoprire il valore delle relazioni, credo sia ancora più significativo mantenere memoria dei momenti trascorsi insieme alle persone che amiamo.
A questo proposito spenderei qualche istante per riconsiderare la possibilità di tornare a comporre il buon vecchio album di famiglia, custode di narrazioni affettive, depositario della memoria e risorsa tra le più significative del racconto familiare e della comunità di cui facciamo parte.
In questo modo le immagini stampate in esso contenute, accompagnate magari da narrazioni orali e scritte, non sarebbero più labili e condannate a svanire come spesso accade alle fotografie catturate dai “fotofonini” che, leggere come piume, volano nelle nuvole della Rete.
Quella appena accennata non è una questione di poco conto. Le infinite foto che scattiamo oggi infatti, nella maggior parte dei casi passano direttamente dal dispositivo che le ha acquisite al social network prediletto che le rende fruibili e spesso restano confinate nella memoria dell’apparato per tempo immemorabile. E se non si riuscisse più a recuperarle? Queste fotografie immediate ma “inconsistenti”, che non hanno una fisicità tangibile, corrono il rischio concreto di perdersi, di evaporare nell’etere. E’ sufficiente infatti un cambio di telefono, una memory card danneggiata o smarrita e le perderemmo per sempre.
Consapevoli di tutto questo, a mio parere è importante continuare comunque a raccontare e custodire la storia della propria famiglia con qualsiasi mezzo a disposizione, sia esso lo smartphone, la fotocamera di famiglia o qualsiasi altro strumento che la tecnologia ci mette a disposizione.
A questo proposito, se desideri avere un aiuto per realizzare un racconto fotografico della tua famiglia che vada oltre alla semplice istantanea, e ti piacerebbe vivere un’esperienza inconsueta insieme ai tuoi affetti senza doverti preoccupare di scattare le fotografie, ho pensato un percorso dedicato che puoi trovare a questa pagina.
Bene…, se desideri saperne di più, scrivimi un messaggio Whatsapp (o chiamami) quando vuoi al 338.7432119.